Storie di convivenza
tra credenti in Cristo e islamici. Viaggio a Nhacra, dove sorge un centro
sanitario in cui è riservata speciale attenzione alle donne e ai loro piccoli
Suor Valeria Amato con due mamme
seguite presso il centro sanitario di Nhacra
Generare umanità è dare alla luce una
nuova vita, ma anche realizzare qualcosa di buono, di giusto in un altro e per
un altro, affinare e spendere le proprie qualità migliori per altri affinché
abbiano una vita buona. Questa storia racconta della generazione e dei legami
che essa accende anche fra persone di fede diversa.
In Guinea Bissau, a Nhacra, nella
regione di Oio, sorge il “Centro Sanitario Madre Maria Caterina Troiani”, punto
di riferimento per i 26.000 abitanti della zona che vivono in 50 villaggi: qui,
come nel resto del Paese (che conta 1.800.000 abitanti), i cristiani costituiscono
il 22% della popolazione, i musulmani oltre il 40% mentre il rimanente è
seguace della religione tradizionale. Dirige questo presidio medico suor
Valeria Amato, 70 anni, infermiera e ostetrica appartenente all’Istituto delle
Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria. Giunta in Guinea Bissau
nel 1988, ha lavorato molti anni in un lebbrosario e negli ospedali di Cumura e
di Quinhamel intorno ai quali sorgono due missioni.
Fraternità
Nel Centro sanitario di Nhacra,
inaugurato alla fine del 2015, lavorano attualmente 11 persone cristiane e
musulmane, destinate ad aumentare quando a breve saranno operativi il servizio
di ecografia e il reparto maternità. «Fra tutti noi c’è grande collaborazione –
racconta suor Valeria – ci vogliamo bene, i rapporti sono fraterni: la
religione non costituisce motivo di divisione né di rivalità. Lavoriamo insieme
nella concordia, mossi da un comune obiettivo: prenderci cura dei malati, che
in questa zona non hanno altro centro medico su cui contare».
L’infermiera musulmana
Alle parole di suor Valeria fanno eco
quelle della sua prima collaboratrice, un’infermiera musulmana di 35 anni,
sposata e madre di due bambini, Mariama Marco, che segue in particolare le
gestanti e le puerpere sieropositive o con Aids conclamato: «Nel Centro le
relazioni tra cristiani e musulmani sono serene, fondate sul reciproco
rispetto. Mi piace molto lavorare qui, per diverse ragioni: sia perché il fine
delle suore non è solo l’evangelizzazione, ma la cura dei malati e dei poveri,
sia perché ho la possibilità di imparare molto da suor Valeria, che ha maturato
grande esperienza e mostra dedizione profonda per ogni paziente. Inoltre qui
gli operatori sanitari – medici, infermieri, tecnici – restano fedeli all’etica
professionale e non cedono a pratiche immorali (l’aborto, ma anche richieste di
denaro e piccoli furti), frequenti in altri ospedali».
Mamme e bambini
In questo Centro sanitario – dove lo
scorso anno sono state effettuate oltre 7.500 visite (quasi la metà
pediatriche) e vengono curati centinaia di pazienti sieropositivi e con Aids
conclamato – speciale attenzione viene riservata alle mamme e ai bambini. In
Guinea Bissau le donne contano poco, moltissime sono analfabete, racconta suor
Valeria: «Noi affianchiamo le gestanti seguendole in ogni fase della
gravidanza, e accompagniamo le puerpere prendendoci cura dei bimbi. Purtroppo
l’Aids colpisce un numero elevato di persone in tutto il Paese e in particolare
in questa zona: si stima che l’8-10% delle gestanti abbia contratto l’infezione
da Hiv. Per scongiurare il rischio che trasmettano la malattia ai bimbi,
incoraggiamo le donne a partecipare al programma di prevenzione della
trasmissione verticale che dura dall’inizio della gestazione sino a 18 mesi
dopo il parto. È un programma molto efficace: nel 99% dei casi i bimbi
sono sieronegativi. Non è però sempre facile convincere le mamme a seguire
questo programma e a portarlo a termine: non di rado sono ostacolate dal molto
lavoro, che non lascia loro il tempo di curarsi, e dalla forte pressione
esercitata dai guaritori locali che vogliono imporre le terapie della medicina
tradizionale. Per persuaderle e motivarle abbiamo quindi deciso di offrire loro
un pacco alimentare gratuito ogni volta che vengono a prendere le medicine: in
questo modo riusciamo a ridurre il tasso di abbandono e anche a sostenere le
loro famiglie».
La malnutrizione infantile
Un altro problema serio di questo
territorio è la malnutrizione infantile, la cui prima causa, osserva suor
Valeria, non è – come si potrebbe pensare – la povertà, che pure esiste, ma la
mentalità. «In Guinea Bissau le figure primarie sono gli anziani e i maschi
adulti; i bambini sono molto trascurati, si presta scarsa attenzione alla loro
alimentazione. L’importante è che le donne, anche giovanissime, mettano al
mondo molti figli: poco importa come cresceranno. L’educazione diventa perciò
fondamentale: noi ci impegniamo per far comprendere alle donne l’importanza di
assicurare una alimentazione che consenta ai loro figli di svilupparsi e di
crescere bene». Ogni mattina, prima che inizi l’attività ambulatoriale, lo
staff del Centro tiene incontri (singoli e di gruppo) con le mamme durante i
quali viene spiegato come accudire i bambini e nutrirli
correttamente.
I rapporti tra cristiani e
musulmani
Tra i pazienti cristiani e musulmani
che frequentano il Centro i rapporti sono buoni, così come lo sono nel resto
del Paese: «In Guinea Bissau viviamo gli uni accanto agli altri, in
tranquillità: ci sosteniamo vicendevolmente, c’è grande rispetto reciproco»,
dicono all’unisono suor Valeria e Mariama, che porta come esempio Radio Sol
Mansi, la più nota emittente radiofonica del Paese, cattolica, che ospita un
programma islamico.
Il desiderio di ogni essere umano
Prosegue Mariama: «Le mie relazioni con
i cristiani, e in particolare con i cattolici, sono serene. Una delle mie più
care amiche – che ha seguito con me il corso infermieristico – è cattolica
praticante. Penso che noi musulmani e cristiani, che viviamo e lavoriamo insieme
in pace, dobbiamo insegnare al mondo l’amore vicendevole perché abbiamo un
unico Dio». E suor Valeria aggiunge: «Sebbene abitato dall’egoismo, dai
pregiudizi, dalla paura delle differenza, ogni essere umano coltiva nel proprio
cuore un’aspirazione insopprimibile: vivere in pace con gli altri, essere amato
e poter amare. Noi cristiani abbiamo la responsabilità di mettere in pratica il
comandamento dell’amore che Gesù ci ha consegnato e fare sempre il primo passo
verso il nostro prossimo, cercando di instaurare quella convivenza fraterna che
è desiderio di tutti».
Un sguardo al futuro
Pensando al proprio lavoro e al futuro,
Mariama conclude: «Mi impegno molto, sto facendo del mio meglio per migliorare
la vita delle persone, in particolare quella delle donne e dei bambini. Il mio
sogno è trasformare il nostro Centro in un ospedale di riferimento nazionale: è
un traguardo che ritengo raggiungibile grazie alla determinazione di suor
Valeria e all’operosità di tutto lo staff».
Pubblicato da Vatican Insider nel mondo, 25/06/2017
LINK: http://www.lastampa.it/2017/06/25/vaticaninsider/ita/nel-mondo/guinea-bissaui-cristiani-i-musulmani-e-la-cura-della-generazione-X2Lxe6XNMqDdV3WI0rVPXJ/pagina.html